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Quanto è frequente sentire una donna lamentare la presenza nelle gambe e/o braccia di “ritenzione idrica”?

Nel gergo comune queste parole indicano la tendenza dell’organismo a trattenere liquidi; nella maggior parte dei casi si tratta effettivamente di un accumulo non patologico, limitabile attraverso l’adozione di alcuni accorgimenti nello stile di vita.

A partire da una corretta alimentazione, e da una pratica regolare di attività fisica, l’utilizzo di abbigliamento adeguato.

 

In particolare il Nutrizionista potrà effettuare anche un’analisi specifica con la Bioimpedenziometria (BIA: Bioelectrical Impedance Analysis):

  • potrà escludere o valutare l’entità di eventuali stati di ritenzione idrica;
  • verificare se l’acqua totale in valore assoluto e nei compartimenti intra ed extracellulari rimane stabile, indicando un sostanziale equilibrio idrico;
  • analisi di altri valori di composizione corporea (massa magra, massa grassa, massa muscolare, metabolismo basale, BMI o Indice di Massa Corporea).

 

La Bioimpedenziometria (BIA: Bioelectrical Impedance Analysis) è senza dubbio una delle metodiche più attendibili e sicuramente la meno invasiva per valutare la composizione corporea.

 

 

impedenziometria

 

Quindi attenzione a sottovalutare il problema!

Purtroppo in alcuni casi il gonfiore di gambe/braccia è tutt’altro che innocuo, e può corrispondere a un vero e proprio edema.

 

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Edema

Come illustrato nell’articolo precedente, per EDEMA si intende il ristagno di linfa nei tessuti periferici, che si manifesta visivamente attraverso l’aumento volumetrico di un distretto.

 

Tale accumulo può essere determinato da cause di varia natura, la cui discriminazione risulta fondamentale per una corretta diagnosi precoce e quindi un trattamento efficace.

Seppur causato da meccanismi fisiopatologici nettamente diversi, l’edema difficilmente viene riconosciuto e classificato precocemente; questa latenza diagnostica ritarda il percorso di cura, portando a quadri misti e sempre più complessi.

Bisogna inoltre ricordare che, essendo una patologia progressiva, l’edema non si risolve spontaneamente; quanto prima viene trattato, tanto più si ritarda la sua evoluzione.

 

Edema

 

 

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Classificazioni dell’edema

La prima grande distinzione deriva dal meccanismo di formazione dell’edema: si parla di insufficienza linfatica meccanica o dinamica.

L’insufficienza meccanica è legata a un danno anatomo-funzionale del sistema linfatico, che porta a una riduzione della capacità di riassorbimento e trasporto della linfa.

L’insufficienza dinamica è caratterizzata da un aumento della produzione di linfa, tale da superare le capacità massimali di riassorbimento e trasporto, pur in presenza di un sistema linfatico integro.

La composizione della linfa e quindi la consistenza dell’edema varia a seconda dell’insufficienza a cui ci si trova di fronte: nel primo caso l’edema è iperproteico (duro); nel secondo caso, almeno inizialmente, l’edema è ipoproteico (molle).

 

Questa prima classificazione è utile per capire la fisiopatologia delle tre categorie principali di edema che seguono.

  1. Il Linfedema
  2. Il Lipedema
  3. Il Flebolinfedema

 

Ritenzione idrica

 

 

 

IL LINFEDEMA

Cos’è il Linfedema?

E’ una condizione patologica progressiva causata da un’insufficienza meccanica del sistema linfatico per malfunzionamento di una delle sue componenti.

 

Il linfedema può essere di due tipi:

  • primario: è presente un’alterazione costituzionale dalla nascita (ovvero vasi e/o linfonodi piccoli e/o ridotti di numero) che si manifesta nel corso della vita del soggetto; è stato recentemente inserito tra le patologie rare riconosciute dal Sistema Sanitario Nazionale.
  • secondario: il sistema linfatico subisce un danno in seguito a traumi, infezioni, radioterapia, interventi chirurgici di natura oncologica, ortopedica, vascolare, plastico-estetica o da disuso (paraplegici, emiplegici, anziani allettati). La forma più diffusa è quella secondaria a chirurgia oncologica, nella quale vengono asportati i linfonodi, e a terapie radianti, che danneggiano le vie linfatiche.

 

Segni e sintomi ?

Le caratteristiche cliniche di questo tipo di edema sono:

-asimmetria e comparsa in un solo arto

-pallore

-atermia

-positività del segno della fovea (comparsa, in seguito alla digitopressione, di un avvallemento trasitorio)

-assenza quasi totale di dolore.

 

 

Linfedema

 

 

Come trattare il Linfedema ?

Il gold standard per la cura del linfedema è rappresentato dalla terapia decongestiva complessa (TDC), un insieme di trattamenti attuabili in due tempi:

  • Fase Intensiva, nella quale si possono eseguire trattamenti di bendaggio linfologico multicomponentedrenaggio linfatico manuale e/o strumentale con pressoterapia, educazione all’igiene e cura della cute e addestramento all’esecuzione di esercizi isotonici;
  • Fase di Mantenimento, che ha come pilastro fondamentale l’utilizzo del tutore elasto-contenitivo, affiancato ai trattamenti descritti in fase intensiva.

 

Queste tecniche devono essere modulate e integrate tra loro in relazione allo stadio clinico della malattia, alle condizioni fisiche generali e alla tollerabilità.

Tutto ciò è efficace se accostato ad accorgimenti sullo stile di vita, come l’adozione di una corretta alimentazione , la pratica regolare di attività fisica, l’utilizzo di abbigliamento adeguato.

 

Le visite specialistiche periodiche permetteranno la modulazione dei trattamenti.

 

La fisioterapista specializzata Dott.ssa Pirani Elisa, valuterà questi aspetti e costruirà un programma personalizzato per far fronte al linfedema e ai disagi che ne derivano.

 

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