Vediamo insieme a Specialisti della Mano come si possa affrontare il dolore da rizoartrosi.
Il Medico Ortopedico specialista in Chirurgia della mano e Microchirurgia Dott.ssa Russomando, che opera esternamente in diverse strutture dell’Emilia Romagna, in stretto contatto con i Fisioterapisti FISIO LOGIK.
Il Fisioterapista Dott. Luisi Riccardo.
Cos’è la Rizoartrosi?
Dott.ssa Russomando A.: La rizo-artrosi è l’artrosi che coinvolge l’articolazione trapezio metacarpale, situata alla base del pollice, molto più frequente nel sesso femminile.
I primi sintomi dolorosi possono manifestarsi già dopo i 40 anni. Vanno da fasi di dolore intermittente, associato a progressiva perdita di forza nella presa del pollice, dalla riduzione dell’arco di movimento al progressivo manifestarsi della deformità del profilo dell’articolazione fino al quadro più marcato del pollice a zeta.
E’ una patologia degenerativa progressiva di origine multifattoriale.
Sicuramente la familiarità e anche la tipologia di attività lavorativa svolgono un ruolo importante, soprattutto per quelle attività lavorative ripetitive e usuranti che sollecitano le piccole articolazioni.
Ma anche fattori ormonali sembrano giocare un ruolo importante, in particolare i cambiamenti legati alla menopausa. Si è visto che questi determinano una maggiore sensibilità delle strutture legamentose ad una sostanza presente nell’organismo, nota come relaxina. Una delle ipotesi possibili è che l’aumento della lassità legamentosa, che col tempo si manifesta con la classica sublussazione e la deformità dell’articolazione trapezio metacarpale, determini l’usura delle componenti della cartilagine articolare, da cui poi dolore e rigidità.
Ma è vero che non c’è rimedio al dolore se non l’intervento?
Dott. Luisi R.: Come tutte le patologie degenerative su base artrosica, questa ha un andamento progressivo.
Ci sono inizialmente rimedi terapeutici non invasivi che possono controllare il dolore alla sua insorgenza, prevenire recidive frequenti e migliorare la qualità di vita:
Il lavoro in Team tra gli Specialisti della Mano, è fondamentale per una completezza del percorso di cura.
Come si fa la diagnosi?
Dottoressa Russomando A.: La diagnosi è in genere molto semplice. L’esame clinico e la localizzazione del dolore sono caratteristici, è difficile confonderli con altri dolori al pollice nelle regioni adiacenti, dovuti per esempio al pollice a scatto o alla tendinite di De Quervain.
L’esame clinico va completato da una semplice radiografia del polso con proiezione per l’articolazione trapezio metacarpale, che non solo conferma la presenza dell’artrosi ma ci consente di stadiarla (classificarla).
Quando rivolgersi al chirurgo della Mano?
Dott. Luisi R.: Quando il dolore diviene più frequente e queste terapie non sono più efficaci, può essere utile ricorrere a cicli infiltrativi con acido Hyaluronico, oppure nelle fasi più avanzate di cortico-steroidi (per un numero limitato di 2 massimo 3), che possono essere ripetuti più volte dal Medico Specialista sulla Mano. Bisogna ricordare che queste sono terapie palliative che possono dare periodi di benessere seppur transitori. Comunque quando il dolore è divenuto persistente e invalidante e perdura da almeno 6 mesi.
Allora si potrà prendere in considerazione un trattamento più invasivo: la Chirurgia.
Dott.ssa Russomando A.: Il trattamento chirurgico chiaramente non è uniforme. Dipende da:
Quali sono le tecniche chirurgiche oggi?
Dott.ssa Russomando A.: Come suddetto lo stadio radiografico è molto importante per decidere la strategia chirurgica.
Negli stadi più inziali (Stadio 1 e 2) sono state suggerite diverse opzioni:
Per le fasi più avanzate (stadi 3 e 4) invece le tecniche utilizzate sono differenti e più invasive:
Quale intervento lei utilizza di più?
Dott.ssa Russomando A.: L’intervento che spesso adotto e nel quale ho accumulato una certa esperienza, è l’ultimo elencato; consiste in una piccola incisione sul dorso del primo raggio di circa 1,5 cm, nell’asportazione del trapezio. Si procede poi sempre attraverso lo stesso piccolo taglio al prelievo di una bandelletta del tendine dell’abduttore lungo del pollice (AbLP) che viene ancorato mediante più passaggi circolari al flessore radiale del carpo (FRC) creando una sospensione. In tal modo lo spazio vuoto lasciato dall’asportazione del trapezio viene mantenuto aperto dalla sospensione che impedisce il collasso del primo metacarpo (fig 2 ); col tempo lo spazio viene riempito da tessuto fibroso, che andrà a creare una neo-articolazione non dolente che manterrà la sua mobilità ed una discreta forza.
L’intervento si esegue in anestesia di plesso brachiale (tramite iniezione al collo o ascella); richiede una notte di ricovero.
Com’è il recupero dopo l’intervento?
Dott. Luisi R.: Dopo la chirurgia il paziente rimane immobilizzato con un tutore per circa 3 settimane (meglio se adattato alla mano su misura). L’articolazione interfalangea del pollice rimane libera in modo che il paziente rimanga autonomo nelle sue mansioni quotidiane (mangiare, vestirsi, pettinarsi, allacciare bottoni e scarpe etc..).
Dopo tre settimane inizia la Fisioterapia con:
– caute mobilizzazioni attive e passive,
– trattamento dell’edema,
– esercizi domiciliari,
– il progressivo svezzamento dal tutore, (entro 6 settimane dall’ intervento il paziente rimane totalmente libero) riprendendo gradualmente nelle settimane successive tutte le attività.
Chiaramente come tutti gli interventi è richiesto un periodo di convalescenza ed un certo impegno nella Rieducazione.
Pertanto è sempre di fondamentale importanza, prima di ricorrere alla chirurgia, un dialogo chiaro ed esplicativo fra chirurgo-fisioterapista e paziente, oltre ad una buona motivazione e collaborazione da parte di quest’ultimo al successivo percorso post-operatorio.
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