Semaforo arancione, forse riesci ancora a passare… ma il rosso scatta funesto e sei costretto ad inchiodare, sperando che l’automobilista dietro di te faccia lo stesso. Ma non lo fa. Il tuo collo subisce un trasferimento di energia tale per cui a una forte accelerazione segue una forte decelerazione; succede cioè quel che comunemente è chiamato “colpo di frusta”.
Il colpo di frusta è generalmente causato da incidenti stradali (quali tamponamenti o frontali), ma può avvenire anche durante alcuni tipi di cadute traumatiche o durante l’attività sportiva. L’impatto può esitare in lesioni ossee o ai tessuti molli che possono portare a una varietà di manifestazioni cliniche chiamate “disturbi associati al colpo di frusta” (o, come direbbero gli anglosassoni appassionati degli acronimi, “WAD”, “Whiplash Associated Disorders”). Ma, attenzione! L’equazione colpo di frusta= dolore al collo non è assolutamente automatica; esistono infatti diversi fattori prognostici in grado di predirlo, ovvero: severità dell’impatto, cervicalgia presente prima dell’incidente, alto stress psicologico. Quindi non è detto che il Signor Tamponatore abbia causato più danni al vostro collo che alla vostra vettura.
Il WAD è una condizione complessa, che comprende disturbi sia motori che sensitivi e psicologici. I sintomi possono insorgere fino a 48 ore di distanza dall’incidente, e tra i più comuni vi sono:
-dolore della zona alla base del collo, costante o dipendente dai movimenti
-mal di testa percepito in zona nucale.
Altri sintomi frequenti sono: ridotta mobilità e rigidità del collo, instabilità meccanica cervicale, perdita di equilibrio e vertigini, difficoltà nel controllo dei movimenti oculari, acufeni, stress psicologico e post-traumatico, problemi di concentrazione e memoria, ansia, depressione, dolore a livello toracico, temporo-mandibolare e agli arti superiori. Gli studi scientifici sostengono che nel 50% dei casi può svilupparsi un WAD della durata di circa 6 mesi. Dopo avervi sciorinato questa quantità di dati non troppo rassicuranti, posso darvi LA buona notizia: la fisioterapia è raccomandata da diverse linee guida internazionali.
Il buon fisioterapista vi inviterà a praticare precocemente attività fisica controllata, all’interno del livello di tolleranza; il che non vuol dire “far finta che non sia successo nulla”, ma significa che l’immobilizzazione protettiva (sì, quella imposta dal collare morbido che in pronto soccorso vi hanno sicuramente consigliato) è da evitare. L’educazione fornita dal fisioterapista è importante nel prevenire la transizione a WAD cronico, e gli obiettivi principali di tali interventi sono: rassicurare il pz; incoraggiarlo a ritornare alle attività normali il prima possibile utilizzando esercizi per facilitare il recupero; incoraggiarlo a modulare le credenze maladattive. Per fare ciò, il fisioterapista si avvale di diversi strumenti, tra cui: terapia manuale, esercizi, educazione terapeutica dell’assistito. Dal momento che c’è forte evidenza a supporto dell’ipotesi che le mobilizzazioni attive e gli esercizi riducono significativamente il dolore e aumentano la mobilità del collo nel breve termine, non meravigliatevi se vi verrà chiesto di svolgere “i compiti per casa”: il vostro fisioterapista disegnerà per voi un programma personalizzato di esercizi volti al recupero di mobilità, forza e controllo motorio. Nel caso in cui il WAD si rivelasse cronico, l’approccio sarà multimodale, ovvero al programma di esercizi si affiancherà una terapia cognitiva e comportamentale per far fronte ai fattori psico-sociali che potrebbero aver portato alla cronicizzazione.